Digital art e mercato dell’arte | Vademecum delle arti digitali

Proseguiamo il nostro excursus sulle arti digitali con alcune considerazioni che, sebbene esulino dallo scopo principale di questa guida, vogliono stimolare una qualche riflessione in più.

Com’è noto il sistema dell’arte si fonda sulla attribuzione di valore ad oggetti e processi. Tale valore economico-culturale viene stabilito da tutta una serie di figure professionali (curatori, critici, galleristi ecc..) e rappresenta un aspetto fondamentale per la sopravvivenza del sistema nel suo insieme. Ma come si fa, al di là del fatto prettamente culturale, ad attribuire un valore di mercato ad opere create al computer e distribuite su internet, opere quindi che per loro stessa natura sono immateriali e facilmente riproducibili?

Prima di rispondere a questa domanda facciamo un passo indietro. Agli albori dell’arte digitale gli artisti erano estremamente scettici riguardo il mercato dell’arte. Un po’ come i loro fratelli maggiori dei movimenti degli anni ‘60 e ‘70 questi artisti concepivano la lotta al mercato dell’arte come un aspetto della più generale contrapposizione all’economia di mercato delle moderne società capitalistiche. Col tempo però, la consapevolezza che il riconoscimento di un artista da parte del sistema passa anche dal “vituperato” mercato, ha indotto una buona fetta degli artisti digitali a studiare strategie per rendere i loro progetti più appetibili dal punto di vista commerciale.

Sbarcare il lunario!

Il risultato è stato che alcuni degli artisti digitali si sono messi a creare installazioni site-specific (notoriamente ben accette da gallerie e musei) mentre altri hanno messo su un vero e proprio merchandising collegato ai loro progetti online (dvd, t-shirt, stampe ecc..) o ancora sono tornati a forme espressive più tradizionali come pittura, fotografia, video e installazione (post-internet). Premesso che ognuno sbarca il lunario come meglio crede, queste scelte hanno finito però con lo svuotare l’arte digitale dal suo interno, col privarla di una sua identità riconoscibile.

Mancanza di personalità dell’arte digitale

Inutile dire che oggi risulta sempre più difficile distinguere un media artist che crea un’installazione del tipo “skateboard + GPS” dal suo collega di area neo concettuale che ne fa un’altra del tutto simile. Mentre a quegli artisti digitali che si vendono dvd e pubblicazioni varie, sebbene sia un atteggiamento perfettamente lecito e comprensibile, andrebbe ricordato loro che l’arte digitale, a cominciare da esperienze come net art e new media art, si è sempre contraddistinta per il suo spirito anti commerciale. Il risultato in entrambi i casi è una graduale perdita d’identità e riconoscibilità dell’arte digitale rispetto l’arte ufficiale.

C’è luce in fondo al tunnel?

Una via d’uscita a questo impasse potrebbe forse derivare da un cambiamento di prospettiva nei confronti dell’operato online di questi artisti da parte delle stesse istituzioni (mercato incluso). Ha senso in un’epoca in cui tutto (o quasi) è riproducibile legare il valore di mercato di un’opera alla sua unicità? Non potrebbe essere che caratteristiche come riproducibilità tecnica, ubiquità, interattività e condivisione siano punti di forza e non il tallone di Achille di certe forme d’arteInsomma non sarebbe opportuno ricercare nuovi criteri di valutazione per questo genere di opere legate a doppio filo con le moderne tecnologie?

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vademecum net art capitolo 9