Arte digitale e strategie di sopravvivenza | Vademecum delle arti digitali

Nell’attesa di un auspicabile, sebbene al momento poco probabile, maggiore attenzione del sistema dell’arte ufficiale nei confronti delle arti digitali, a queste ultime non rimane che difendere le posizioni cercando, per quanto possibile, di preservare la propria peculiarità.

Arte inclusiva ed arte esclusiva

L’arte digitale insomma, per sperare di sopravvivere, deve con ogni evidenza difendere la sua nicchia puntando su ciò che la rende “diversa” piuttosto che cercando di farsi accettare per quello che non è, una forma di arte contemporanea come tutte le altre.

Gli artisti digitali infatti non producono, o meglio non dovrebbero produrre, “pezzi unici” come fanno gli altri artisti ma progetti online creati per essere condivisi in rete da una moltitudine di utenti. I loro lavori non dovrebbero essere esclusivi ma inclusivi.

Arte digitale e “cultura del distacco”

L’unica barriera alla fruizione dell’arte digitale è rappresentata dal monitor del dispositivo utilizzato per la sua visualizzazione (la stessa barriera del resto che troviamo nel cinema o nella videoarte). La “cultura del distacco” per cui Internet è uno strumento che allo stesso tempo unisce e divide è, per l’arte digitale, una condizione e non un limite.

Economia del dono e copyleft

Gli artisti digitali vedono internet come una sorta di arena virtuale aperta alla creatività, alla condivisione e all’interscambio. L’opera nasce, si diffonde ed eventualmente fa il proprio corso all’interno della rete. Per questo motivo questi artisti amano l’open content (lavori creativi pubblicati con licenza libera copyleft), amano i progetti sviluppati dal basso tramite il libero contributo degli utenti (stile Wikipedia), amano il libero scambio, la collaborazione peer to peer e l’accesso gratuito, in poche parole amano tutto ciò che, ai tempi della net art, si chiamava “economia del dono”.

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vademecum net art capitolo 10